"Nel testo zoroastriano del IX secolo Dadestan-i Denig ("Decisioni Religiose") l'hamistagan è un luogo o uno stato in cui le anime di chi in vita ha commesso lo stesso numero di buone e cattive azioni attendono il Giorno del Giudizio. Nel frattempo chi ha agito rettamente prova la beatitudine, mentre chi ha agito malvagiamente soffre atroci tormenti."
fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Hamistagan
Iperboli ovunque. Si direbbe che persino le unghie sudino, che dalla superficie di cheratina compatta, gocce, microscopiche sfere si addensino come aliti su vetri gelidi a formare un rivolo che a sua volta, si raccoglie in una pesante e grossa goccia sulla punta dell'indice e sfidando la forza di gravità, permane gonfiandosi, sempre più; ma le unghie non sudano così come la polvere non genera pulci; si rammentino i giugni miti della recente preistoria climatica, quando si era soliti sudare con discrezione: adesso è una scure che taglia di netto tubi e vescicole ricolmi. Adesso è una scure.
Dondolano dalla finestra le dita con le ultime sigarette prima dello STOP programmato a una settimana da adesso, ciondolano e stizzano via la cenere che risale le correnti ascensionali e ritorna in casa, depositandosi come coriandoli albini sul nero della t-shirt o sul glabro petto nudo. Pensare con soddisfazione all'amore e stirarsi, appoggiando il cazzo sul davanzalino di marmo della finestra; pensare a tutto ciò che la memoria ha smesso di trattenere, dilapidando il suo capitale di studi, letture ed esperienze, come accade a certuni sfasciatissimi e sordidi loro malgrado con le loro deiezioni. Ciò che s'impara e si è letto scorre via in liquame; si confida in un deposito, una concrezione profonda, laggiù, un embrione che pare si rianimi tramite uno stimolo inatteso: il miracolo, il caso di una parola che schiuda, la ripresa degli studi, la mera compulsione… sempre più spesso la creaturina che risorge non ha volto, non ha nome, né una data di nascita. La si chiama "Cosa" e di essa si può dire che può "cosare". Si assiste così a processioni sconclusionate, alla deriva per le stradine di un paese ignoto, dove vengono portate a spalla figure di manichini – talvolta, neppure antropomorfi, bensì convolvoli di muscoli e braccia, dita e intestini, come le figurazioni perturbanti del deep dream – ma di plastica bianca, lucida come glassa sotto il sole che non svela e il mormorio dei fedeli che le accompagna è lo scorrere di quei liquami che si è incapaci di trattenere, guardando con imbarazzo e indignazione, un infermiere scocciato che a dispetto di ciò, debba nettarci l'ano raggrinzito.