lunedì 11 settembre 2023

Noi tutti moriremo senza aver mai scritto nulla di lontanamente paragonabile a Meridiano di Sangue

Noi tutti moriremo senza aver mai scritto nulla di lontanamente paragonabile a Meridiano di Sangue, o Sopra Eroi e Tombe, o la Possibilità di un’Isola. Ci ha provato Meschiari a metterci in guardia ma lo ha fatto con una inspiegabile spocchia, dettata dall’urgenza di chi negli androni di un pronto soccorso annuncia un imminente decesso. È sprofondato in una amarezza ed un cinismo senza pietà che sono serviti a poco; accanimento terapeutico, paradigmi che non potevano trovare interlocuzione. Intorno al profeta delirante nel deserto editoriale italiano, un voltare di spalle, un silenzio imbarazzato come quando l’amico ebbro sbrocca. Ed è stato tutto sbagliato, l’approccio pur genuino, la reazione prudente, l’insofferenza. Perché tutti sapevamo la verità pur vedendola da angolazioni diverse e valutandola da rendite di posizione sfalsate. Ma la verità è che non siamo in grado antropologicamente di produrre un’epica: annaspiamo nella ricombinazione, ci trastulliamo in una lingua che di per sé si presta al trastullo e agli svolazzi; ma queste finezze non contengono cattiveria, gli occhi di chi le produce non conoscono la spietata macina del mondo; le menti sono disinfettate dal male di vivere di Wallace, ricorrono disperatamente alla psichedelia per compensare un vuoto che la psichedelia non può compensare perché necessita di pienezza, di materiali eterogenei, esperienza, traumi, memoria. Si è parlato di un diffuso forse inesorabile degrado cognitivo della specie umana, di un suo derivare verso il grottesco di Idiocracy. Le piaghe del fascismo e d’altro canto quelle di un perbenismo che assottiglia il vocabolario e limita le espressioni privando di ogni sfumatura il triviale e relegando le sue voci al becerume mediatico. Abbiamo perso la ricchezza di essere altri da noi, anche peggiori di noi, di calarsi nell’orrore, di rovistare nella materia purulenta, nell’humus da cui sgorga il verso. Pur di non essere fraintesi ci autocensuriamo, ci ergiamo ad anime belle per partito preso. Ma siamo realmente emancipati? Disposti ad abbracciare il diverso, lo sconcertante con questo toolkit mezzo vuoto? Siamo disposti ad accogliere tutto il male del mondo? Ad abbracciarlo con uno sguardo privo di autocompiacimento ma vasto a sufficienza da delinearne l’orizzonte degli eventi. Dunque, con molta umiltà da lettore appassionato di opere grandi e controverse, io credo di no, stiamo rinunciando per “la la pace di casa”. L’insegnamento che ci giunge dai grandi ci scivola addosso. E una tremenda idiozia ci sta avvolgendo come nebbia, perché di ogni parola troveremo la sconvenienza e infine resteremo muti primati attorno alla pozza d’acqua lercia.