venerdì 5 marzo 2021

The Cookie Man

La memoria è il verme io sono il biscotto; il solco nel vinile che accoglie la puntina che legge e consuma. Buchi da riempire come possibilità, ma in nessun caso culle, più spesso crateri. 


Lascia che la spugna infinitamente scavata dai ricordi, intrisa dal male, cristallizzi le impronte; si disidrati la stella marina in stella nera, impermeabile a ogni luce o abbaglio, attraversata senza che nulla la possa impregnare se non per scioglierla; cosa resta? 


Dal fragile al friabile, corruzioni del disincanto e del dispiacere. Possibili e vacue opzioni: la verminosa porosità del patriarcato che semina in giro la sua segatura di catafalco mangiato dai tarli, i suoi cupi relitti identitari? 


Il sospetto rifugio nel matriarcato? Fra le sottane della nonna come il piccolo Oskar Matzerath nel campo di patate; la stortura compensatoria e il lamento d’orfanello fra le macerie; l’ultimo fiato dei moribondi che, pare, un po’ dappertutto, chiamino: “mamma”. 


I vuoti intercambiabili sono serie di zeri ovvero vulve, ani, grembi, culle, trincee, case, bare, fosse, tunnel, grotte, canyon, microsolchi, buchi, canopi... la biologia spietata dei mammiferi, la sua ripartizione binaria e sessuata che scimmiotta lo zero in vulva e l’uno in cazzo, come corruzione della scissiparità di microorganismi immortali, incurante dell’anima: una decalcomania sulla carcassa delle predilezioni, dei pruriti, di ogni articolazione erotica delle magnificenze chimeriche, dell’ermafrodita, delle mitosi, delle germinazioni in fuga dal dualismo. 


Fra queste polarità escludenti quanto morbosamente avvinte, rimane l'incertezza della misantropia, equanime generoso linimento alle bagattelle umane. Un bercio cirrotico e poi, gentile, il caffellatte tiepido, bilioso nel quale disfarsi di ogni forma e contenuto, poiché biscotto.

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