Ai maschi di un certo tipo, che lascerò vago nei suoi contorni, un po’ sfigati, ma non decisamente sfigati, basta fare un buco in terra e anche se fosse un nido di formiche di fuoco, ce lo infilerebbero. Come certi affamati che si mangerebbero la merda, i topi, le carcasse dei cavalli o di coloro che, morti d’inedia li hanno preceduti. Una vita feroce, guidata da un sistema nervoso enterico in preda agli spasmi che, a un bel momento, si è sovrapposto alla ratiosupremazia claudicante della corteccia, al suo dominio fallace.
Poi ok: sì, il testosterone, c’è il testosterone, il “palletico” come dicono i toscani di cui mi fa uggia quasi tutto, in particolar modo certe espressioni rozze ma vivide… il palletico è una forma ansiosa e compulsiva, un'irrequietezza tutta viscerale, testicolare, una prurigine senza oggetto che solo la pratica di un sesso sfrenato e indifferenziato o una sbronza ottusa possono lenire; è il peregrinare di animali in cattività nella loro gabbia interiore, ossessi da un destino nitido: una promessa di naufragio che viene mantenuta puntando dritto la prora del cazzo su scogliere che affiorano dai marosi della botta. Non è nemmeno autolesionismo. C’è una residua intenzione ma infine prevale la corrente sotterranea della specie che seleziona i fragili scafi al loro fine ultimo di frangersi. Quando accadrà? Quante volte l’abbiamo scampata? Quante volte il terrore di morire ci farà sbiancare e frignare appena un nanosecondo dopo aver sbraitato insensatezze sul libero arbitrio? Ecco lì il canyon che reclamavi, adesso è a un passo. Ecco lì il nido di formiche urticanti per il tuo cazzetto teso dal cialis. È tutto pronto, imbandito sul margine oltre il quale anche i pettoruti invocano la mamma. DFW ripete più volte che la donna che ti uccide è la donna che ti partorirà a nuova vita. Madre e morte. O viceversa: cosa avvelena questa catabasi intrapresa da principio con passo agile? A ben vedere solo sensi di colpa: aver deluso noi stessi perché proprio sulla retta via della saggezza e della sobrietà abbiamo scoperto la libertà di farsi male – c'era un goblin sotto il ponte d'arcobaleno della redenzione – e che questa libertà come ogni altra è uguale, nessun giudice, nessuna morale d'accatto, solo consigli cauti di qualche cerusico malpagato per elargirli senza entusiasmo. Ma l’amore, nemmeno l’amor proprio c’entrano un cazzo; la vertigine ci attrae come un buco nero e a un certo punto ogni resistenza è vana e le belle e buone parole vanno nel compost insieme a gusci d’uovo, alle bucce d’arancia, ai fazzoletti moccicosi e a briciole di varia indefinibile natura.